Da Indymedia Venezuela

Nello Stato del Zulia, in Venezuela, pare che la "Rivoluzione bolivariana" stenti a diffondere i suoi raggi… 

Il 17 luglio, nel municipio di Machiques (Wikipedia mi insegna che ci sono stabilimenti Nestlè e Parlamalat), governato dal partito social-democratico di Acción Democrática, si è consumato un nuovo attacco ad una comunità di indigeni Chaktapa.

La dinamica dei fatti è sconvolgentemente semplice: muoino 4 vacche in una hacienda. Ad essere accusati e puniti per "vacchicidio", sono gli appartenenti (un 100nario, donne, ragazzini…) della comunità indigena Yukpa
Chaktapa
confinante con l’hacienda.

A capo dei giustizieri, ovviamente, il proprietario dell’hacienda, deciso a "cogliere l’occasione" (o avere la scusa?!) per punire la comunità, rea di essersi ripresa un terreno sottrattole dalla hacienda qualche tempo prima.

Le modalità di attacco alla comunità non devono essere poi tanto lontane da quelle degli anni, dei secoli passati: sono entrati con armi e macheti in pugno in cerca degli uomini della comunità, hanno strattonato un vecchio, hanno colpito e ferito le donne e i bambini, minacciando di ritornare a colpire se dell’accaduto fosse stato messo a conoscenza qualcuno fuori dalla comunità.

L’accaduto non viene taciuto: la comunità parla, a visitarla arrivano attivisti di ONG, professori e studenti universitari, esponenti del Ministero della Salute, i giornalisti di Radio
Nacional de Venezuela.

Chissà se avrà seguito la legittima richiesta di giustizia avanzata dalla comunità per l’accaduto, se la denuncia di complicità delle autorità di polizia con gli interessi dei proprietari terrieri muoverà qualcosa…se quelle Terre strappate con la forza torneranno mai ad essere coltivate per le necessità di tutti e non per il profitto di uno.

Non riesco a non pensare che nessuno dovrebbe potersi sentire tanto impunito in un paese dove c’è una "rivoluzione" in corso…

 

 
Questo qui a lato è l’attivista Sabino Romero, capo della  comunità Chaktapa.
Era lui l’obiettivo che la spedizione avrebbe dovuto colpire…
 QUI un video di un annetto fa che mostra Sabino Romero in un confronto con il vice ministro per la questione indigena sulla lentezza del processo di demarcazione delle terre indigene.
 
[da Avila Tv] 
 
 

 

 P.s. Qualcuno è arrivato sul mio blog cercando "gli ufi che volano in mezzo al mondo"…

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La Libertà non ha prezzo

Mentre preparo la 5 giorni a Praga nell’insolita formazione figlia-mamma (prende l’aereo per la prima volta!), ho scoperto che nella capitale ceca, l’abbonamento ai trasporti per una settimana (prezzo turisti e nazionali!!!) costa ben 25 euro!

Per soli 20 euro in più, in uno dei tanti bordelli illuminati del centro città, si consuma il corpo di qualche giovane donna.

Mi è ritornata alla mente la mega-litigata -in inglese!- con uno stupido e slavato ragazzotto ceco che ho animato quest’estate ad Aleppo.

Io gli chiedevo dell’illegalizzazione della organizzazione giovanile comunista ceca (legata al Partito Comunista di Boemia e Moravia, KSCM, nel 2002 18% dei consensi…) e lui ossessivamente mi ripeteva che i comunisti erano peggio dei nazisti e che adesso stavano bene, erano liberi.

Mentre continuo a fare ricerche internet per capire il perchè il simbolo del KSCM siano due ciliege, vi ricordo che ieri, una donna, quella si libera, ha compiuto 61 anni a Cuba…nonostante la taglia di 1.000.000 $ che pende sulla sua testa!

Che dire, quando si hanno delle foto così sorridenti sul WANTED (è quello dell’FBI, originale!!) come si fa a farsi riprendere?!

Auguri Assata!

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Clara Rojas: un esempio di Girl Power

Clara Rojas, è stata sequestrata dalle FARC insieme ad Ingrid Betancourt. Di quest’ultima era strettissima collaboratrice, tanto da essere indicata più volte come la sua sua possibile vice alla presidenza colombiana.

Quando è stata liberata per scelta delle FARC nel gennaio 2008, Clara Rojas è stata per qualche giorno al centro delle attenzioni dei media. Una storia ghiotta quella di Clara Rojas, una donna di 46 anni che partorisce durante la prigionia, nella selva, il figlio di un guerrigliero.

Si disse che il bambino era frutto di uno stupro, che il padre-stupratore era stato ucciso dalle FARC, che il bambino era stato crudelmente strappato alla madre, forse ucciso, forse sotto falso nome rinchiuso in un orfanatrofio.

Il bambino, in realtà, era stato affidato alle cure di una famiglia di contadini che vivevano nel territorio controllato dalle Farc (sotratto così agli attacchi di paramilitari ed esercito…) e da qualche mese è stato infatti riaffidato alla madre.

Ma se è vivo, il bambino pare lo debba esclusivamente ad Ingrid Betancourt, una donna dalla sensibilità e dall’umanità straordinaria.

Tra le molte esternazioni post-liberazione, l’ex candidata alla Presidenza Colombiana ha infatti dichiarato di aver impedito a Clara Rojas di affogare il bimbo subito dopo il parto.

Ricostruendo la tempistica della prigionia delle due, sembra evidente
che le dichiarazioni della Betancourt siano senza fondamento: quando è
stata liberata nel gennaio di quest’anno, Clara Rojas ha subito
dichiarato di non aver notizie della compagna di prigionia da almeno 3
anni poichè era stata spostata in un altro rifugio a causa della sua gravidanza.

Clara Rojas ha accusato l’ex-compagna di prigionia di aver inventato questa storia dal nulla, di essere scioccata da dichiarazioni tanto false e teatrali.

Ogni commento è superflu.

Per approfondire la vicenda, vi incollo qui sotto un articolo di un famoso think thank internazionale, Girl Power 🙂

[leggi l’articolo ascoltando questo]

Clara Rojas: una madre nel cuore della guerriglia.
Dopo sei anni nelle mani delle Farc, Clara Rojas ha ritrovato la libertà e il suo piccolo Emmanuel, nato dalla relazione con un guerrigliero

Sei anni fa Clara Rojas era una giovane avvocatessa di Bogotà. Con la sua amica Ingrid Betancourt sognavano una Colombia migliore e si erano candidate alle elezioni per la presidenza di questa grande nazione a cavallo delle Ande.
Il 24 febbraio del 2002 è una data cruciale. Le vite di queste due compagne subiscono una brusca frenata. Quel giorno vengono rapite e condotte in una giungla fitta e impervia che per anni sarà l’unico angolo di mondo che avranno la sorte di conoscere.Sono conosciuti in tutto il mondo con il nome di Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) e sono guerriglieri comunisti che vivono nascosti nella boscaglia, dove tengono nascosti anche i loro prigionieri. Si fanno chiamare anche Esercito del Popolo. I loro soldati, benché volontari, sono pur sempre uomini.

Uno di loro, un giorno comincia a rivolgere delle attenzioni a una delle prigioniere. Quell’avvocatessa di Bogotà alle soglie dei quarant’anni poteva dargli quello che di sicuro manca in piena giungla. Amore, forse.
O, chissà, solo il bisogno carnale di una donna.

Non si sa quello che successe fra quegli alberi secolari. Solo Clara e lo sconosciuto guerrigliero sanno se fu amore o violenza. Quel che è certo è che diedero un appuntamento alla cicogna, che nove mesi dopo arrivò puntuale.
In mezzo alla giungla Clara portò a termine una gravidanza non proprio facile. A quarant’anni e in un luogo dal sapore ancestrale, ma ben diverso dall’idea di ambiente sterile che si immagina per una sala parto.
Ad assisterla, un giovane studente di medicina, che prima della tesi di laurea aveva praticato un cesareo fra le foglie degli alberi.

Il figlio della guerriglia era un maschietto, dal nome evocativo: Emmanuel. Ma un bambino così piccolo non può nascere già da ostaggio. E soprattutto non può vivere di stenti nei suoi primi mesi di vita.
Forse perché la sua era una presenza ingombrante. O magari suo padre ebbe un impeto di tenerezza e capì che in quelle condizioni era destinato a morire.
Emmanuel fu strappato alla madre, ma anche alla morte. Un gruppo di guerriglieri, non si sa se tra di loro ci fosse anche suo padre, lo affidò alle mani di un uomo semplice.

Nel 2005, Josè Gomez, aveva poco più di trent’anni ed era già padre di sette bambini. Si ritrovò fra le braccia un altro neonato, ammalato e malnutrito. L’idea migliore che gli venne in mente per salvare quella creatura fu quella di affidare il piccolo Emmanuel alle cure di un ospedale affermando di essere suo zio, oppure suo padre, ma che differenza fa?
Il bimbo, per questo, si era anche magicamente trasformato in Juan David Gomez Tapiero, nome con cui l’ospedale l’aveva consegnato in seguito all’orfanotrofio Icbf di Bogotà.
Finché, all’improvviso, Josè Gomez non sente di nuovo battere alla porta il pugno forte dei soldati delle Farc, che reclamavano il figlio della guerriglia. Prova a recuperarlo, dichiarandosi prima lo zio e poi il padre del bimbo. Ma l’assistenza sociale di Bogotà non è convinta da questa storia e allerta la polizia.
Provvidenziale l’intervento delle forze dell’ordine che dai racconti di Gomez ricostruiscono la strana storia del bimbo venuto dalla giungla.

Agli albori del 2008, il piccolo Emmanuel ha due anni e continua a vivere nell’orfanotrofio che lo ha accolto. Ma l’anno nuovo porta per lui una grande sorpresa: una mamma.
I prodigi della scienza moderna avevano già stabilito che Clara era la sua vera madre, ma quell’abbraccio e quel “mamma” pronunciato da Emmanuel sono la prova certa di questo legame indissolubile.
Lontano dalla giungla che ha sentito quel suo primo vagito, Emmanuel ha riconosciuto la donna che lo ha dato alla luce. Una donna che, dopo sei anni di prigionia nelle mani dei guerriglieri, ha rivisto prima la libertà e poi quel figlio che pensava fosse morto.
Che troppo presto era stato strappato dal suo caldo abbraccio.

Ancora qualche mese e quel bimbo le sarà restituito definitivamente e potrà crescere con la sua mamma. La storia di una donna cui il destino ha riservato un lieto fine.
Ma Clara pensa che questa fine sarà davvero lieta solo quando la giungla le restituirà anche l’amica e compagna di lotta, Ingrid Betancourt.

 

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Liberonews Venezuela edition

Era in Cantiere un post
sulla visita in Venezuela della super-Barbara della cooperazione internazionale
italiana, quando ho trovato su internet una serie di gossip mirabolanti su
Chavez.

Non mi sottraggo alla dura
legge dei media:

Gossip batte 10-0 la Politica (con la P maiuscola!)   

Iniziamo dal principio.

Chavez si è sposato per la prima volta con una certa Nancy
Colmenares
, una bella ragazza dalle umili origini.
Da questo matrimonio Chavez ha avuto tre figli. La figlia Rosa Virginia lo ha già reso nonno, ancora
non riprodotti risultano essere invece i figli María
Gabriela e Hugo Rafael (altro che Piersilvio, ChChavez e fidanzataavez il figlio l’ha chiama proprio uguale-uguale
a Lui!).
 
I maligni blog anti-chavisti
raccontano di una vacanza del figlio, un gran appassionato di calcio (Chavez
preferisce il baseball) trascorsa a bordo di una delle
navi della Marina militare venezuelana…ahi ahi ahi Mastellajr style!

Come potete vedere poi dalla
foto qui a lato, Chavezjr ha una fidanzata che lo ama molto, è evidente che stia con lui solo per motivi esclusivamente sentimentali…(maligni)

Pare che ancora legittimamente coniugado
con la prima moglie, Chavez abbia intrecciato una relazione di ben 10 anni con una
storica socialista venezuelana , tale Herma Marksman.

Quando si sono lasciati e
lui è diventato il presidente Chavez, Herma ha pensato di sputtanarlo ben bene
pubblicando un libro dal ridicolo titolo –secondo solo forse al – "Polenta di castagne” della Zanicchi, solo 0,99 cent su ebay“Chavez me utilizo”.

Si sa quando le storie
finiscono rimane l’amaro.

Ecco alcuni estratti dalla quarta di copertina:

“Io penso che
Hugo –ancora lo chiama solo per nome, che tenera!- è un uomo senza valori, ambizioso,
non leale. […] Come si dice di qualcuno che utilizza le persone e dopo le rifiuta?
[…] E’ diventato un assassino, un dittatore
fascista
”.

Poiché il libro non è più
disponibile on-line ("Este libro está
agotado hasta nuevo aviso
"), due sono le cose, o ha fatto inkazzare
tantissimo Chavez, o è piaciuto tantissimo agli anti-chavisti e perciò è in ristampa…

(Ricordo per i lettori
distratti che lei è una STORICA DI PROFESSIONE…)

Ma ritorniamo a Chavez…

Nel 1992
viene arrestato dopo il tentativo di colpo di stato e finisce in carcere. Il buon Hugo non si lascia buttar
giù: lascia moglie e compagna-amante storica in un solo colpo e finisce per
cedere alle lusinghe di una giovane giornalista, Marisabel Rodríguez Oropeza.
Dicono che lei gli avesse inviato un infuocato bigliettino in carcere: “voglio
incontrarti quando e dove vuoi” (Forse solo “per un intrervista eclusiva”?).
Chavez, non è uno "da una botta e via", è serio, cristiano, nel 1997 la sposa.  Dal loro amore nasce una bambina (ora ha 8 anni).
 
Marisabel
Rodríguez Oropez
a, è di gran lunga la mia preferita compagna di Chavez.
 
Nel 2002
termina
la relazione con Chavez, ma ad uscire di scena non ci pensa proprio…
Nel
giugno 2007
sposa il suo maestro di tennis. Non ci sarebbe nulla di male se lui non si chiamasse come un attore di film porno:Sergio González!
Nel novembre 2007 è in prima linea nella campagna
referendaria contro Chavez
, inquadrata nel partito socialdemocratico che ha
inizialmente appoggiato Chavez per poi scaricarlo, PODEMOS.
Nello stesso mese Marisabel Rodríguez Oropeza si dichiara indignata “non
come suddita ma come amica di Jaun Carlos"
, per l’irrispettoso  comportamento dell’ex marito durante il vertice
ispano-americano.
Beh, il “porque no te callas”, quello si, veramente
maleducato, io ricordo che uscì dalla real bocca…ma andiamo avanti.
Nell’aprile 2008 annuncia la
sua candidatura a prima cittadina di un municipio venezuelano, una scelta
coraggiosa visto che il mese successivo rende nota la sua preoccupazione per i
possibili attentati alla sua persona pronti ad essere messi in atto “dall’orda chavista”. A quale televisione rilascia
questa dichiarazione?…a R.C.T.V. ovviamente!
E’ però nel giugno scorso che Marisabel
si supera, dichiarando che “Hugo è cambiato totalmente da quando è
caduto nelle mani dei cubani"
.
Si era mai accusato Cuba finora di aver provocato un divorzio!?!
Il resto è storia nota, Naomi Campbell che lo paragona ad un toro ed i rumors successivi sulla relazione tra i due….
Ora, io avrei potuto infierire su quest’uomo, sottolineare il suo machismo, la sua velata omofobia, fare dei facili moralismi sui figli in vacanze a spese del popolo venezuelano, ma con delle ex così, ma come si fa!?

 

Ah, dimenticavo, ovviamente Chavez ha un figlio segreto!

Ma questa è un’altra storia…

[To be continued]

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Gramsci Super Star

Ormai Gramsci piace a tutti.

Solo nelle ultime settimane lo hanno citato il ministro dell’Istruzione (?), Gelmini, quello della cultura (?) Bondi, Cicchitto, Sarkozy.

Pare che tutto ciò abbia un nome, "gramscismo di destra", glielo ha dato la Annunziata dalle pagine della Stampa, se non ricordo male.

A fare un pò di giustizia del povero compagno sardo, ci ha pensato Il Giornale che s’è impegnato in una crociata di filosofia politica interna alla destra, ricordando che "Gramsci non è certo un filosofo della persona umana di ispirazione cattolica, è un pensatore comunista che ha visto sempre in Lenin l’autore della «rivoluzione contro il Capitale» di Marx".

Mentre attendiamo che la destra -e la sinistra istituzionale TUTTA- rilasci l’ostaggio-Gramsci, tornando a citare intellettuali di destra come Socci, [o anche Socci..o…?!!], riporto una notizia che farà piacere a tutti i sostenitori della libera circolazione della cultura.

Nel 2005, il Ministero del Potere Popolare per la Cultura [che paroloni…] venezuelano, ha lanciato una Piattaforma del Libro e della Lettura al fine di "rifondare il settore culturale del paese".

Una serie di istituzioni pubbliche fanno parte della Piattaforma, insieme a Fondazioni e case editrici private.

Annunciando la "democratizzazione del libro", solo la Fondazione "El Perro y La Rana" ha pubblicato più di 500 titoli a prezzi molto popolari (max. 1,00 euro!) e messo on line un catalogo piuttosto ben fornito di opere liberamente scaricabili in formato .pdf, andate a darci un’occhiata.

Sapete chi ci potete trovare?

Il povero Gramsci! (citatissimo anche da Chavez…)

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Chi trova un amico, trova un tesoro!?

Sul nodo venezuelano di Indymedia, su aporrea e su
altri siti d’informazione alternativa venezuelana, si moltiplicano le
adesioni alla mobilitazione popolare che  "accoglierà" Uribe, in visita
ufficiale in Venezuela il prossimo 11 Luglio.

Dopo
gli appelli alle Farc ("il tempo
dei fucili ormai è finito") e la telefonata di congratulazioni ad Uribe
per la riuscita dell’operazione di liberazione [o meglio di avvenuto
pagamento…] della Ingrid dalla fama planetaria, Chavez continua sulla strada della "normalizzazione" delle relazioni con la Colombia del narco-terrorista Uribe (e quindi con gli USA…). Nel corso di una
riunione dei paesi non allineati, ha annunciato che accoglierà il
Presidente colombiano in visita ufficiale, come "un hermano, un amigo".

Ovviamente
la sinistra venezuelana è a dir poco inferocita e i toni degli appelli
e le delle dichiarazioni lo confermano… "Il Presidente Chavez non
pretenderà che andiamo a ricevere Uribe con i fiori, lo accoglieremo
si, ma con pietre e insulti".

La giornata di mobilitazione antimperialista dell’11 luglio sarà una buona occasione
per "misurare" le capacità di mobilitazione e il grado di autonomia da Chavez che le
componenti di classe venezuelane sanno mettere in campo..vedremo! 

 

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Notizie correlate e musica latina

Probabilmente quando qualcuno leggerà questo post, questo link non sarà più disponibile.

Ma mi sento di aggiungere alle molte stranezze del web, il fatto che mentro leggevo delle dichiarazioni di Fidel sulla Liberazione della Betancourt, tra le "notizie correlate" suggerite del sito c’era questa: Frosione: è morta l’anziana di Gallinaro a cui apparve nel ’47 Gesù Bambino.

(?) 

Intanto ieri sera con il Dj set di djmangus fuori P.zzo Giusso  (sociologicamente Santa Chiara non è poi così distante dei barrios di Caracas), ho ri-tentato un avvicinamento alla musica latina. E’ ufficiale, mi è insopportabile.

Penso che tornerò presto agli ascolti della prima adolescenza: Tenco e Milva negli auricoloari non reggono ai decibel di musica latina sparata a tutto volume dai centri commerciali di Caracas..gli Asian Dub e i Rage forse si!

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An Honest Movie about American Working People


IL PRIMO FILM BLACKLISTED, LA PRIMA PRODUZIONE INDIPENDENTE.
"Gli uomini volevano l’eguaglianza in miniera. Le donne in casa. Insieme ottennero entrambe"

La prima volta che ho letto di "Salt of the Earth", credo sia stato su di un vecchio libro ingiallito della libreria di mio padre dedicato ai "Rossi di Holliwood".

La storia del film -cioè di come è stato prodotto, girato, nonchè della
sua (s)fortuna- è infatti una delle molte icredibili storie frutto
della stagione della caccia alle streghe nell’America post-Roosveltiana.

Ma iniziamo dal principio…


"Come posso iniziare la mia storia, una storia che non ha un
inizio? Su queste terre il mio bisnonno allevava bestiame…prima che
arrivassero gli "anglos". Le nostre radici affondano profonde in questa
terra…più profonde di quelle dei pini…più profonde delle miniere.
Questo è il mio paese.
Quando ero piccola era conosciuto come San Marcos…gli "anglos" cambiarono il nome in Zinctown. ZincTown, New Mexico, U-S-A.
Questa è la nostra casa. La casa non è nostra…però i fiori, quelli si, sono nostri.
Io mi chiamo Esperanza, Esperanza Quintero. Sono la moglie di un
minatore. Mio marito ha dato diciotto anni di vita alla miniera. Ha
vissuto metà della sua vita con la dinamite e l’oscurità. La terra dove
si trova ora la miniera…apparteneva al nonno di mio marito. Ora
appartiene alla "Compagnia".
Chi può dire quando ha avuto inizio la mia storia?
Neanche io so dirlo. Però ricordo un giorno come l’inizio della fine."
 
Il giorno di "inizio della fine" con cui si apre il film, è il giorno
in cui i minatori di Zinc Town -messicani e anglos- decisero di
proclamare uno sciopero ad oltranza per ottenere migliori condizioni di
sicurezza nella miniera.

Il film segue i quindici
lunghi mesi di sciopero da casa Quintero, la casa di
Ramon e Esperanza.

In quei difficili mesi, fatti di
conflitti, amarezze e gioie, i due protagonisti riusciranno non solo a vincere insieme la lotta contro la Compagnia, ma arriveranno -tra mille difficoltà- a progettare un condiviso orizzonte di parità dentro e fuori casa, riconoscendosi reciprocamente, proprio in virtù della lotta comune intrapresa, come eguali.

 

La storia di Esperanza e Ramon, la storia dei minatori di Zink Town, il film che doveva raccontare la loro Storia, erano intrinsecamente incompatibili con la violenza e la grettezza del sistema e della società americana di quel tempo. 

Un film che parlava nel linguaggio semplice delle classi popolari, della necessità e della possibilità della vittoria, della lotta sincera e senza compromessi, della solidarietà, della potenza dell’emancipazione reciproca di uomini e donne stretti attorno ad un progetto comune,
della necessità dell’unità nella lotta per tutti i lavoratori al di là
dell’appartenenza "etnica", non poteva essere tollerato. 

A dare corpo al progetto sfacciatamente "un-american" furono, perciò, il Sindacato dei Lavoratori del Metallo,
sindacato particolarmente combattivo espulso dalla Confederazione
sindacale americana (CIO) perchè in odore di comunismo, e una parte
della piccola "comunità" dei Blacklisted. Autori, registi, macchinisti,
produttori, espulsi dall’industria cinematografica americana perchè
marchiati dall’accusa infamante di essere comunisti.

Una vicenda dai contorni tristi, quella dei
Blacklisted, giudicati colpevoli e messi ai margini (carcere, disoccupazione,
suicidi) oltre che dalla Giustizia e dall’Opinione Pubblica americana,
da buona parte dell’ala "progressista" dell’Industria cinematografica. Nel corso dei processi contro i "10 di Holliwood", le "dichiarazioni spontanee"
si sprecarono, molti abiurarono, molti
fecero nomi per salvarsi, molte vite si spensero. (Il Prestanome è un buon affresco dell’epoca…)

I "Rossi" Paul Jarrico -produttore- e Herbert Biberman -regista- per spezzare l’isolamento maccartista, fondarono la IPC,
la prima casa indipendente di produzione cinematografica americana
.
Nelle intenzioni dei due, l’IPC avrebbe potuto dare possibilità
d’espressione ai molti esclusi dal cinema delle "Sette Sorelle" e, insieme, rilanciare la produzione di cinema sociale negli Usa interrotta con la fine dell’era roosveltiana.

Anche solo passando velocemente in rassegna tutti gli ostacoli che la
produzione di Salt of The Earth dovette affronta prima, durante e dopo
le riprese, si comprende perfettamente perchè, questa  non fu solo la
prima, ma anche l’ultima produzione dalla IPC!

– i sindacati filo-padronali delle maestranze holliwodiane diffidarono i loro iscritti a partecipare alla produzione

– la stampa Usa era quotidianamente e apertamente schierata contro il "film comunista" "ordinato dal Kremlino"

– la Cia di Hoover, infiltrò suoi uomini sul set,
fece numerose visite "ufficiali" al set, arrivò addirittura, grazie ad un cavillo
burocratico, ad espellere dal paese l’attrice protagonista, la
messicana Rosaura Revueltas (evidenti difficoltà nelle riprese si
notano nelle scene finali del film)

– Il Congresso Usa, arrivò ad ordinare il blocco delle riprese,
affermando che il set forniva copertura allo spionaggio sovietico a Los
Angeles

– i commercianti del luogo si rifiutavano di fornire i pasti alla troup!

– Attentati dinamitardi e attacchi vari -in armi!-
della popolazione locale danneggiarono seriamente le attrezzature in
più di un’occasione

– Feroci picchetti vennero organizzati per impedire l’accesso alle sale -solo 13 in tutti gli Usa!- che proiettavano il film…

In definitiva, gli unici successi che riscosse il film furono fuori dal
territorio nazionale. La critica in Europa fu piuttosto generosa (in
Italia il Film fu proiettato solo in Festival e circuti
intellettuali…) e nei Paesi socialisti il film riscosse anche un ottimo
successo di pubblico (in Cina fu addirittura proiettato per 15 anni
consecutivi!
)


Poichè so che è difficilissmo trovarlo in giro (parlo per esperienza personale!) e non vorrei vi imbatteste su google nell’omonimo bestseller di papa Rtzinger, vi suggerisco
io come trovarlo!

Allora, premetto, per i pochi -si spera!- rispettosi
del Copyright, che il film dal 1982, è stato liberato, ed è ormai
disponibile con licenza Creative Commons

Quindi, su EMULE: "il Sale della Terra" in Italiano (sottotitoli impressi) e in Lingua originale + sottotitoli in Ita (file .srt).

Vi prego di essere clementi con la traduttrice! 🙂

Potete poi scaricarlo o guardarlo in inglese, acquistarlo in francese e in inglese

Se siete fedeli a Youtube seguendo il file caricato qui sotto, potrete vederlo  tutto li…

 

 

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Cuba, que linda es Cuba

Sul myspace di un mio caro amico libertario, ho trovato un video veramente divertente, tratto dal documentario dal successo planetario Surplus: il video vuole mostrare – con un montaggio sincopato e accattivante- le brutture del sistema cubano. Una giovane cubana si lamenta della monotona dieta a base di "rice and beans", ricordando con esaltazione dionisiaca l’acquisto di un BigMac nel primo McDonald incontrato durante un viaggio in Gran Bretagna.

E’ buffo. Tutti uniti contro "McMerda" e poi quando si attaccare l’autoritarismo del socialismo cubano, non si trovano altri argomenti che la bulimia da fastfood di una cretina qualsiasi.

Del resto l’intervista al Movimento Libertario Cubano (la trovate qui) non è che fornisse spunti di analisi di tanto più interessanti….

Insomma opposizione mafiosa e imperialista batte per fantasia e sostanza dell’attacco l’opposizione "da sx" 10 a 0.

…Dovrete invertarvi qualcosa di meglio della mancanza dei McDonald e di una scena punk soddisfacente!

 Rice and Beans

 

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Oltre al danno..la beffa!

Ho il biglietto aereo, e ho vinto.

Nonna ha voluto che le ripetessi cosa stessi andando a fare almeno 100 volte

così da ricordarselo per raccontarlo alle signore del "giochetto".

E più spiegavo, e più mi ricordavo che starò ore e ore per mesi a fare cose senza essere pagata.

Al danno si aggiunge la beffa, quando trovo l’articolo – che incollo qui sotto – su  


http://www.popolodellaliberta.it

[Tag: I proletari non hanno da perdervi che le loro catene]

 


 


Stop ai Tirocini post-laurea non finalizzati all’occupazione!

di Enry Di Giacomo

 

 

E’ da tempo che avrei voluto far sentire la mia voce politica.

Essendo un giovane parto da un argomento molto penoso:

I TIROCINI POST LAUREA O MASTER NON FINALIZZATI ALL’OCCUPAZIONE E PER GIUNTA NON RETRIBUITI.
La mia proposta relativa alle politiche universitarie parte dalla
fine del ciclo universitario e cioè dall’ormai famosissimo e inutile
tirocinio post laurea-master.

Dopo anni di politica associativa universitaria a Forlì e anni passati
nei media locali ad occuparmi di università, credo che la situazione
per noi laureandi e laureati della università pubbliche sia davvero
penosa.

Abbiamo centinaia di corsi universitari inutili vedisi il corso di
Scienze Internazionali e Diplomatiche che ha sfornato solo migliaia di
disoccupati e/o gente che non lavora nel settore.


Perchè parto dal tirocinio post-laurea/master?


E’ semplice: le università pubbliche italiane in
particolare le BIG come l’Università di Bologna hanno attivato decine
di uffici tirocini inutili perchè tentano di copiare volgarmente il
modello Bocconi offrendo solo dei tirocini non finalizzati
all’occupazione dei neo laureati.

 

Infatti,
questi tirocini vengono effettuati o all’interno degli uffici di
ateneo, o negli enti pubblici convenzionati come la Prefettura di Forlì
nel caso dell’Università di Bologna.  Non solo ma anche in aziende piccole e
grandi. Le quali a questo punto si ritroveranno sempre di più
manodopera altamente specializzata, rispetto ai dipendenti, a costo zero e a ciclo continuo.

E noi studenti ed ex a
credere alla bufala che ci hanno inculcato:

"Se non hai esperienza nessuno ti assumerà mai".

Ma scusate ma fino ad oggi come hanno fatto i nostri padri?

Il tirocinio è diventato un nuovo sfruttamento da parte di tutti. 

E’ vergognoso che le università pubbliche mettano in
atto simili politiche. Infatti nel caso sopra citato della Prefettura
di Forlì, l’Unibo da la possibilità di avere ogni tre mesi ben 9
tirocinanti, che non fanno apprendistato ma sostituiscono in toto il
personale dipendente, addetto ad esempio allo sportello immigrazione.

O per non parlare del tirocinio M*e-C**i nelle ambasciate etc…

Ma secondo voi è normale tutto ciò? Secondo me no!

Se un’ente pubblico, un’azienda etc hanno bisogno di personale lo devono assumere.

E noi dovremmo smetterla di andar dietro a tutti quei menzonieri messia universitari!

PROPOSTA: NON PERMETTERE PIU’, NON ADERIRE AI TIROCINI UNIVERSITARI NON RETRIBUITI E/O NON FINALIZZATI ALL’OCCUPAZIONE.


 
Ma sarà un segno del destino? 

 

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